Principali tappe dello sviluppo del linguaggio e campanelli d’allarme
Di seguito, con tutte le riserve legate alla variabilità interindividuale, elencherò le fasi del normale sviluppo linguistico inserendo, inoltre,dei veri e propri campanelli d’allarme che dovrebbero sempre far scattare un consulto specialistico.

I primi 6 mesi
Le primissime produzioni vocali del bambino sono di natura vegetativa (sbadigli, ruttini) o legate al pianto. Attraverso il pianto il bambino comunica uno stato di bisogno (fame, sonno, dolore) che viene colto e soddisfatto dalle persone che si occupano di lui.
A partire dai 3 mesi le produzioni vocali non sono più legate esclusivamente al pianto ma emergono i primi vocalizzi e una varietà di suoni simili a cinguettii, schiocchi, gorgheggi, pernacchie, favoriti da una maggiore capacità di movimento della lingua.
Il bambino grazie ad un aumento della percezione uditiva presta maggiore attenzione alla voce umana e alle sue diverse intonazioni preferendola ad altri tipi di suoni e rumori. Impara ad ascoltare. In questo periodo compare un’abilità molto importante ai fini dello sviluppo comunicativo e linguistico: la fissazione dello sguardo.
Il bambino è in grado di agganciare e mantenere lo sguardo dell’adulto, abilità che gli consente di comprendere e riconoscere le espressioni del viso e di osservare i movimenti della lingua e delle labbra.
Inizia una fase di interazione con l’adulto, prevalentemente con la mamma, costituita da scambi comunicativi, simili a vere e proprie conversazioni fatte da sguardi, sorrisi e vocalizzi.
Quando una persona gli parla, il bambino la guarda ed ascolta la sua voce. Il bambino impara ad imitare e riprodurre i suoni che ha ascoltato. Successivamente, sarà in grado di ripeterli in modo intenzionale.
Campanelli d’allarme: mancanza di risposte al suono, mancanza di interesse per le persone a qualunque età.
6 – 9 mesi
A partire dai 6 mesi le vocalizzazioni cominciano a rispettare le restrizioni fonologiche tipiche della lingua a cui il bambino è esposto.
Inizia la fase del babbling o della lallazione canonica durante la quale il bambino ripete la stessa sillaba in sequenza, ad esempio: ma mama, pa,papa, da dada, ecc.
Queste sillabe non hanno ancora un significato in quanto il bambino non ha ancora associato un significato alla sillaba pronunciata e non è consapevole di stare parlando. Inizia un gioco articolatorio: il bambino controlla la sua attività fono – articolatoria, si ascolta e si diverte. Questo feed-back acustico ha un elevato valore motivazionale per continuare il gioco e il bambino inizia a fare lunghe “conversazioni” con sole sillabe, variandone anche l’intonazione, proprio come se stesse parlando. Il rinforzo dell’ambiente è fondamentale per favorire l’aumento e la varietà delle sillabe prodotte.
Intorno agli 8-9 mesi inizia la fase della lallazione variata: le combinazioni sillabiche sono più elaborate ed il bambino ripete sillabe diverse in sequenza (per esempio, ma-ba, ba-bi, pa-da,etc).
Campanelli d’allarme: nessuna risposta ai suoni, scarsi vocalizzi, nessuna consonante utilizzata.
9 – 12 mesi
A partire dai 9 mesi di vita ha inizio una fase fondamentale per lo sviluppo comunicativo: il passaggio dalla comunicazione non intenzionale alla comunicazione intenzionale.
Il bambino diventa consapevole delle sue possibilità comunicative e degli effetti che i suoi comportamenti producono sulle persone ed impara ad utilizzarli per raggiungere uno scopo.
Le prime intenzioni comunicative che il bambino manifesta sono espresse attraverso i gesti comunicativi intenzionali deittici: indicare, dare, mostrare. Il bambino inizialmente utilizza questi gesti per richiedere un oggetto, associando spesso il vocalizzo e guardando l’adulto, in seguito lo farà anche per condividere e richiamare l’attenzione dell’adulto su un evento.
Emergono i primi morfemi (unità sillabiche dotate di significato): il bambino comprende che c’è una relazione tra ciò che desidera e le sue espressioni vocali. Inizialmente lo stesso morfema avrà diversi utilizzi, ad esempio “pa” può essere la pappa, il papà o la palla. Successivamente il bambino imparerà a differenziare la sua produzione e diviene capace di segnalare le sue richieste in modo più preciso.
Campanelli d’allarme: nessuna comprensione di piccole frasi routinarie, nessuna interazione volta alla volontà di interagire.
12 – 18 mesi
Inizia la produzione delle prime parole.
Le parole prodotte hanno una struttura sillabica semplice perché le sue capacità di articolazione sono ancora molto limitate: articola principalmente i suoni nasali (m,n) e occlusivi (p, b, t, d, g e c dure).
Intorno ai 18 mesi dovrebbe possedere un vocabolario espressivo composto da suoni onomatopeici, nomi di persona, cibi e oggetti familiari e di uso quotidiano.
E’ presente l’olofrase: il bambino utilizza la singola parola per denominare, esprimere una richiesta, un’esclamazione o descrivere un’azione, variando anche l’intonazione in base al messaggio che vuole esprimere.
In questo periodo emerge un secondo tipo di gesti comunicativi di tipo “referenziale”: fa ciao ciao, non c’è più, cucù, batte le manine per dire bravo.
C’è una notevole discrepanza tra produzione e comprensione: il bambino comprende molte più parole di quante ne sappia dire ed è in grado di eseguire richieste semplici e contestualizzate.
Campanelli d’allarme: incapacità nell’usare le parole o perdita di parole prima già imparate, scarsa progressione nell’imparare nuove parole, limitato repertorio sonoro, difficoltà nella comprensione di piccole frasi routinarie.
18 – 24 mesi
A partire dai 18 mesi si assiste ad una vera e propria esplosione del vocabolario.
I bambini incrementano il numero di parole prodotte e ne imparano di nuove, arrivando a 24 mesi a possedere un vocabolario di c.a. 200 parole.
Usano parole sociali quali sì, no, ciao, dammi, guarda. Compaiono gli aggettivi, i verbi diventano più numerosi, iniziano a denominare parti del corpo, nomi di luoghi ed ambienti.
Inizia a notarsi sempre più la variabilità individuale e la stimolazione ambientale può influenzare la qualità e la quantità del vocabolario.
Campanelli d’allarme: scarsa comprensione, utilizzo di un vocabolario inferiore a 50 parole, scarsa imitazione delle parole ascoltate.
2 – 3 anni
A partire dai 2 anni il bambino è in grado di combinare due o più parole formando così le prime frasi.
Queste hanno una struttura semplice: soggetto-verbo (“mamma dorme”), verbo-complemento oggetto (“gioca palla”) oppure soggetto-complemento (“bimbo latte”). Tendono a scomparire i suoni onomatopeici e gli enunciati sono costituiti prevalentemente da parole singole in successione, spesso privi di verbo. Per questo motivo viene data loro la definizione di “stile telegrafico” che consente ugualmente al bambino di esprimere il suo pensiero.
Il bambino comprende ed esegue richieste più complesse e meno contestualizzate che implicano una decodifica esclusivamente verbale.
A partire dai 30 mesi si assiste ad una consistente diminuzione delle parole singole in successione e alla comparsa di frasi complesse ancora incomplete (ad es. “bimbo prende cucchiaio mangia minestra”). Iniziano a comparire le prime preposizioni e gli articoli. Evolvono anche le sue competenze articolatorie: pronuncia suoni fricativi ed affricati: f, s, v, ci e gi.
Campanelli d’allarme: utilizzo di un vocabolario inferiore a 50 parole a 24 mesi, mancata creazione di semplici frasi con la combinazione di almeno due parole, più della metà delle parole è incomprensibile ai parenti.
3 – 4 anni
Il bambino raggiunge l’apprendimento delle strutture di base di tutte le frasi della lingua e il suo linguaggio è molto simile a quello dell’adulto.
Il repertorio fonetico è quasi completo (potrebbero ancora mancare i fonemi r e z) ed i suoni sono prodotti senza distorsioni.
Le frasi sono sempre più complesse. Il bambino sa strutturare bene anche frasi relative, passive ed interrogative, usando in modo sufficientemente corretto le fondamentali regole grammaticali e sintattiche.
Ora è in grado di raccontare delle piccole storie del proprio vissuto, fa domande.
Ovviamente continuerà in età scolare ad arricchire il suo vocabolario, a maturare le sue competenze linguistiche, sviluppare la funzione pragmatica e ad utilizzare il linguaggio come strumento di pensiero.
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