Emozioni e Cibo

Il cibo non è mai stato solo uno strumento per la soddisfazione del bisogno primario della fame, ma ha sempre numerosi altri significati.

Il cibo ha da sempre rappresentato:

  • uno strumento di relazione con gli altri individui;
  • una modalità di esprimere i sentimenti;
  • un’espressione religiosa.

Il rapporto fra emotività, alimentazione eccessiva o perdita di peso è fondamentale: le emozioni negative come rabbia, tristezza o ansia ci fanno sentire impotenti e vulnerabili. L’abbuffata o un’alimentazione incontrollata può diventare un vero e proprio comportamento di gestione delle emozioni negative. L’abbuffata induce effimere sensazioni di benessere, ma può far insorgere emozioni dolorose come vergogna, colpa, rabbia o tristezza e queste emozioni a loro volta possono facilitare l’assunzione di comportamenti alimentari dis-regolati creando un vero e proprio circolo vizioso: peggioramento dell’umore, diminuzione l’autostima, abbassa la qualità della vita e determina un aumento di peso.

L’alimentazione può essere uno strumento di regolazione delle emozioni, si può mangiare per:

  • per noia (mangio perchè mi annoio);
  • per ansia – tensione – stress (mangio perché mi da sollievo);
  • per solitudine – tristezza (mangio per malinconia, per colmare il nostro vuoto interiore, il cibo ha la funzione di un farmaco anestetico con lo scopo di ridurre il malessere emotivo);
  • per rabbia (mangio  per rabbia verso me stesso e verso gli altri );
  • per vergogna

Per avere un alimentazione sana è necessario avere un equilibrio tra emotività e ingestione di cibo.

È fondamentale la collaborazione fra la figura del Nutrizionista e quella dello Psicologo/Psicoterapeuta per lavorare sia della natura alimentare sia della dimensione psicologica del disturbo.

Alcune difficoltà emotive sono comuni alle persone che soffrono di un disturbo del comportamento alimentare:

  • la scarsa autostima: l’individuo non si piace fisicamente ma in realtà non gli piace la sua persona interiore.
  • l’incapacità di riconoscere e di rispondere alle emozioni: non sono abituati in famiglia a riconoscere e ad esprimere le emozioni e sensazioni, con il rischio di un esagerato autocontrollo e rigidità per soddisfare le aspettative altrui.
  • bisogno di approvazione/dipendenza: la persona non dipende per la sua sopravvivenza dagli altri, anzi essi sono eccessivamente disponibili alle necessità altrui, ciò da cui è dipendente è il momentaneo senso di autostima che deriva dall’essere approvata dagli altri.
  • perfezionismo: non riuscire mai a raggiungere la perfezione per la paura di non essere approvati dagli altri.
  • compulsività: legato al perfezionismo, relazionarsi al mondo in modo impersonale per gestire la paura e l’ansia associate alla disapprovazione.
  • pensiero “tutto o nulla”, bianco o nero, magro o grasso, bello o brutto: pensiero è molto rilevante nel comportamento restrittivo dell’anoressica o nell’abbuffata della bulimica e dell’obesa.
  • scarsa tolleranza all’ansia e alla frustrazione: desidero essere magra ADESSO!! Non dopo la dieta . Questo spiega la drastica riduzione dell’alimentazione e i comportamenti compensatori all’abbuffata.
  • la difficoltà a prendere decisioni: non non sono stati abituati a farlo, ma facendo anche dipendere la loro autostima dal giudizio degli altri, spesso non decidono nulla. E attuano un comportamento compensatorio all’ansia o con le abbuffate (scaricamento della tensione) o con il comportamento restrittivo (controllo totale e negazione dell’ansia).