La musica e il linguaggio

“La cosa interessante però è…come lo studio musicale può impattare sullo sviluppo di un dominio differente, come quello del linguaggio.”

“Rispetto ai non musicisti, i musicisti mostrano un vantaggio nell’elaborazione dell’altezza, del tempo e del timbro, tutti aspetti che risultano fondamentali per l’elaborazione acustica del linguaggio.”

“…anni d’impegno attivo con i dettagli acustici dei suoni musicali può portare ad un’elaborazione potenziata nei domini del linguaggio e del discorso.”

“Oltre ad essere un interessante argomento…può avere anche notevoli implicazioni in contesti educativi.”

“Inoltre i bambini che studiano musica hanno un vocabolario maggiore e migliore abilità di lettura rispetto ai bambini che non ricevono un’educazione musicale, suggerendo quindi dei vantaggi nei compiti linguistici della vita quotidiana. I musicisti sono anche più abili dei non musicisti a discriminare il linguaggio in condizioni di rumore e mostrano una più efficace memoria di lavoro.”

La musica in particolare dimostra di essere un modo significativamente importante nello sviluppo del linguaggio verbale perché condivide le stesse caratteristiche riguardanti il suono e il ritmo.
Vari studi recenti indicano la sovrapposizione delle aree del cervello che intervengono in entrambe attività, cioè fare e comprendere la musica e le parole.

Prima di tutto devo segnalare che è impossibile prescindere dal linguaggio non verbale. Noi esseri umani comunichiamo con ogni gesto, ogni sguardo, ogni respiro. Siamo perlopiù inconsci di fare questi gesti e la consapevolezza si incrementa nella misura che conosciamo ed esercitiamo le nostre modalità comunicative. A questo proposito servono le attività espressivoartistiche come il teatro, la musica, la pittura, la ceramica,ecc. Ma se vogliamo espanderci, la consapevolezza di se stessi si può coltivare, perché un percorso lungo, attraverso momenti di riflessione, del essere qui e adesso.
Si sa che la musica (fenomeno complesso) non comunica un messaggio univoco interpretabile per chiunque nello stesso modo ma alcune delle sue caratteristiche, sì lo sono.

Queste caratteristiche della musica di preciso sono:

La altezza dei suoni: fenomeno legato alla frequenza misurata in hertz. L’esempio più conosciuto è il LA 440, cioè la nota musicale LA del registro centrale del pianoforte
(per orientarci) la cui corda percossa da un martelletto vibra 440 volte in 1 secondo. Un altro modo di capire l’altezza dei suoni è classificarli in acuti, medi e gravi. Rispettivamente la voce di un bambino piccolo, un bambino di 10 anni e un ragazzo di 20 (a grandi tratti). In musica due altezze consecutive formano un intervallo melodico ma se aggiungiamo un terzo suono possiamo già percepire un inizio di melodia. E qui siamo arrivati alla melodia che vale tanto per la musica in sé come per l’intonazione delle frasi verbali.
Non per niente distinguiamo una frase interrogativa da una affermativa!

Il ritmo: elemento che può essere isolato come abbinato alla melodia. Il ritmo è presente in ogni segno del universo: la respirazione, il battito del cuore, la gestazione di un bambino nel grembo della madre, il susseguirsi dei giorni e le notti, i mesi, gli anni, ecc. Ma più legato al nostro argomento è il ritmo che si stabilisce quando due persone tengono una conversazione, il dialogo tra una mamma e il suo bambino di 3 mesi. Perchè questo dialogo c’è, e dove non c’è purtroppo rientra la patologia. Il ritmo delle parole quando le scandiamo in sillabe, gli accenti, le risate, gli starnuti…tutto è materiale che può essere incluso in un dialogo.

Il timbro: cioè quella caratteristica che ci fa capire che sta suonando un violino oppure un trombone ma anche se è la voce del papà oppure quella del vicino di casa. Alcuni strumenti musicali hanno un effetto rilassante, in particolare le corde, altri invece un effetto energizzante, come i tamburi. Qui si esprimono le scelte e preferenze dei pazienti in seduta. Rispettando questa scelta, il musicoterapeuta troverà i canali comunicativi giusti per sviluppare le attività.

Il tempo: che in qualche modo si sovrappone al concetto di ritmo più ampio. In terapia siamo attenti ai tempi di latenza, cioè di risposta del paziente quando viene sollecitato. Il tempo musicale incide sullo stato d’animo: il ¾ richiamerà alla danza, il 4/4 al gioco, il 2/4 alla marcia. Quando parliamo di tempo accenniamo anche la velocità o lentezza con la quale viene eseguito un brano. Nello stesso modo c’è chi ha tempi più lenti per parlare e chi più veloci. Alcune variazioni non sono soltanto caratteriali ma segni di patologia.

Questi elementi basici sono manipolati dal musicoterapeuta per lavorare sugli obiettivi proposti con un paziente.
L’approccio alla musica risulta di fondamentale aiuto per prevenire difficoltà di apprendimento e accrescere le capacità che verranno sollecitate a scuola. In più ricerche viene evidenziato che imparare musica (suonare uno strumento ma anche imparare a distinguere le altezze, i ritmi, ecc) rafforza le connessioni neuronali del cervello soprattutto quelle legate alle aree uditive, motorie ed emotive, senza dimenticare l’area prefrontale incaricata del problem solving e la capacità di riflettere.
Lo studio delle lingue straniere una volta acquisite capacità musicali, diventa molto più semplice creando neuroplasticità: ristruttura il cervello aumentandone l’efficienza.
Basicamente questa facoltà si acquisisce esercitando l’ascolto, la prima risorsa per imparare qualsiasi argomento. In contemporanea si sviluppa l’attenzione e concentrazione.
Qui entra in gioco la propedeutica musicale, che dovrebbe essere compresa come attività di stimolazione delle zone del cervello che intervengono nello sviluppo del linguaggio verbale, ma non solo. Perchè la musica e soprattutto la musica d’insieme stimolano le capacità relazionali, comunicative ed emotive.
Qui stiamo parlando chiaramente del periodo in cui ancora non sono state acquisite le piene capacità linguistiche cioè dalla nascita fino alla scuola elementare.
Uno sguardo più ampio, sostenuto da altre ricerche, indica che dedicarsi allo studio della musica diminuisce la possibilità d’insorgenza di atti di bullismo nel ambito scolastico. Qui sicuramente allunghiamo l’età a tutti i livelli scolastici.
Infine, l’ultimo Congresso sulla prevenzione delle demenze e la malattia di Alzheimer, tenuto a Torino nel 2021, ha incluso le arte terapie come percorsi di supporto alle terapie farmacologiche sottolineando l’importanza della prevenzione tenendo in esercizio la mente in attività impegnative ma allo stesso tempo gratificanti e socializzanti.

A questo proposito lo Studio La Girandola di Ciriè propone diversi percorsi per bambini:
Musica e Lingua spagnola
(gestito dalla musicoterapeuta e madrelingua spagnola Maria Julia Grossi)
Stimolazione e prevenzione per i più piccoli
Per altre informazioni chiamare al 334 956 28 59

Articoli di riferimento:

⦁ E tu che musica parli? La musica e l’apprendimento verbale.
www.culturaemotiva.it
⦁ La musica migliora la percezione del linguaggio.
www.lescienze.it
⦁ Ecco come il cervello “sente” le emozioni della musica
www.repubblica.it
⦁ Studiare musica e lingue straniere rende più efficiente il cervello e protegge dalla demenza.
www.quotidianosanità.it
⦁ La musica e lo sviluppo linguistico nell’età prescolare.
www.redalyc.org