Questo non è amore

Il report diffuso dalla Polizia di Stato “Questo non è amore”, con i dati aggiornati al 2019, parla di 88 vittime ogni giorno: una donna ogni 15 minuti.

L’Istat – in collaborazione con il Dipartimento per le pari opportunità e le Regioni – ha condotto la prima indagine sui 281 centri anti-violenza in Italia, diffusa a fine ottobre, secondo la quale nel 2017 si sono rivolte ai centri anti-violenza 43.467 donne (15,5 ogni 10 mila). Il 67,2% ha iniziato un percorso di uscita dalla violenza (10,7 ogni 10 mila). Tra quelle che hanno iniziato questo percorso, il 63,7% ha figli, minorenni nel 72,8% dei casi.

L’analisi Istat mette in luce un elemento su tutti: l’insufficienza dell’offerta dei centri anti-violenza. La legge di ratifica della Convenzione di Istanbul del 2013, infatti, individua come obiettivo quello di avere un centro anti-violenza ogni 10 mila abitanti. Al 31 dicembre 2017 sono attivi in Italia 281 centri anti-violenza, pari a 0,05 centri per 10 mila abitanti.

L’emergenza generata dall’epidemia di coronavirus ha accresciuto il rischio di violenza sulle donne, poiché molto spesso la violenza avviene dentro la famiglia. il distanziamento sociale è stato un elemento che ha ostacolato l’accoglienza delle vittime.

La lotta alla violenza non si è fermata in questo periodo.

l numero 1522 anti violenza e stalking, i centri antiviolenza e le case rifugio sono sempre rimasti attivi. Le Istituzioni hanno rafforzato gli interventi di contrasto e prevenzione.

Durante il lockdown sono state 5.031 le telefonate al 1522, il 73% in più sullo stesso periodo del 2019. Le vittime che hanno chiesto aiuto sono 2.013 (+59%).

La violenza in ogni sua forma rappresenta una delle esperienze più traumatiche che gli esseri umani possano sperimentare, se questa esperienza si verifica all’interno di un legame di coppia risulta ancora più distruttiva poiché si tratta di un contesto affettivo che solitamente funziona da luogo sicuro, protetto e difeso.

Spesso la forza dei legami emotivi non è necessariamente legata alla loro qualità, la forza del legame di attaccamento al partner può determinare anche la grande difficoltà ad abbandonare una relazione violenta. La dipendenza e l’ansia nei confronti della separazione dall’altro e un modello negativo di sè, possono rendere molto difficile abbandonare le relazioni abusanti. Spesso nella coppia “violenta” ci sono delle esigenze emotive che rendono impossibile la rottura di una relazione primaria.

Secondo la teoria di Bowlby, lo stile di attaccamento che il bambino sviluppa dipende strettamente dalla “qualità” delle cure materne ricevute. Lo stile dei primi rapporti di attaccamento influenzano l’organizzazione precoce della personalità e il concetto che il bambino avrà di sé e degli altri.