Lo sviluppo motorio e cognitivo nel bambino

Che cos’è?
E’ lo sviluppo neuropsicomotorio, cioè un processo di crescita complesso e continuo dei sistemi sensoriali, motori, cognitivi, relazionali, emotivi e sociali del bambino. La sua variabilità dipende dal bambino ma anche dall’ambiente in cui vive e cresce come ad esempio il rapporto con i genitori e le esperienze che gli vengono proposte.
Per rispettare lo stile e i tempi individuali della maturazione, è utile considerare lo sviluppo all’interno di “fasi“. Quindi conoscere questa sequenza di fasi è indispensabile per poter cogliere precocemente i segni indicativi di un eventuale disturbo dello sviluppo.
Lo sviluppo nel primo anno di vita
Nel primo anno di vita ci sono quattro fasi di sviluppo, ognuna di queste raccoglie “compiti evolutivi” integrati , cioè sensoriali, motori, cognitivi, relazionali e sociali.
Dalla nascita ai 3 mesi.
La prima fase postnatale rappresenta un periodo impegnativo per il neonato che deve adattarsi alle nuove condizioni ambientali: il suo organismo deve regolare autonomamente il respiro, la temperatura, il ritmo sonno-veglia, l’alimentazione autonoma e imparare a tollerare le nuove percezioni sensoriali.
Altro compito evolutivo “chiave” in questo periodo è l’incontro neonato-genitori, possibile grazie alla maturazione della qualità dell’attenzione, interazione e delle competenze relazionali.
Dal punto di vista motorio migliora il controllo posturale di capo e parte del tronco e il neonato comincia a gurdarsi le manine e portarle alla bocca. In parallelo matura la componente visiva e la capacità di potersi proporre attivamente nella relazione con i familiari.
Dai 3 ai 6 mesi.
In questa fase aumenta l’interesse per l’ambiente esterno e le capacità di relazionare con le persone e gli oggetti. Matura il controllo della testa e del tronco, migliora l’equilibrio nelle posizioni orizzontali ed il sostegno sulle braccia. E’ pronto per organizzare i primi spostamenti autonomi nello spazio come il rotolone o il pivotting. Emerge un chiaro interesse per le proprie mani e il giocattolo e il desiderio di toccare ciò che vede.
Dai 6 ai 9 mesi.
Questa è la fase in cui vengono maturate importanti conquiste motorie: la posizione seduta autonoma, i passaggi da una posizione all’altra e la costruzione di uno spostamento orizzontale funzionale, come strisciamento, gattonamento, spostamento sul sedere in posizione seduta, andatura ad “elefante”, che rappresenta la prima esplorazione autonoma nello spazio.
C’è un’ulteriore maturazione della manipolazione e della motricità fine delle mani. Entrambe le acquisizioni arricchiscono gli apprendimenti sensoriali e cognitivi, dando significato al concetto “giocare per imparare, imparare a giocare”.
Aumenta la produzione dei suoni e la comprensione dei gesti semplici e del linguaggio verbale.
Dai 9 ai 12/18 mesi.
A questo punto il bambino utilizza gli spostamenti orizzontali organizzati nella fase precedente per muoversi per terra da solo, esplorare il mondo intorno a sé ed imparare di più ed in modo autonomo. La nuova sfida di questa fase è quella di tirarsi su in piedi e comincia ad allenare il cammino laterale sostenendosi con le mani ad oggetti stabili e la capacità nel sapere cadere. Tali basi preparano il bambino lasciare i sostegni e a “lanciarsi” con abilità verso la deambulazione autonoma.
Il piccolo acquista sempre più autonomia nel gioco e diventa capace di comunicare meglio con la mimica facciale e con i gesti; comincia a collegare certi suoni ad oggetti ed azioni, dice alcune parole, comprende e segue comandi semplici.
Tramite la manipolazione degli oggetti sviluppa sia i movimenti fini delle mani sia le sue capacità intellettive. In questa fase è importante che alleni bene la capacità di prestare attenzione e di concentrarsi più a lungo su un’attività alla volta.

Quando e come si manifestano i disturbi di sviluppo?
Ecco alcuni segnali di allarme che dovrebbero indurre il genitore a far controllare il piccolo:
Dai 3 mesi d’età:
– Non sembra rispondere a stimoli sonori intensi;
– Non controlla il capo;
– Non segue gli oggetti con lo sguardo;
– Non sorride in modo direzionato (alle persone).
Dai 4 ai 7 mesi:
– Non porta gli oggetti alla bocca;
– Mostra rigidità muscolare o è molle come una bambola di pezza;
– La testa cade all’indietro quando lo si tira su seduto;
– Afferra gli oggetti con una mano sola o tendenzialmente con una mano;
– Non mostra affetto per le persone che si prendono cura di lui;
– Non sorride spontaneamente a 5 mesi;
– Non riesce a stare seduto con appoggio a 6 mesi;
– Non cerca attivamente di afferrare gli oggetti dai 6 mesi;
– Non presenta la lallazione a 8 mesi.
Dagli 8 ai 12 mesi:
– Non gattona e non presenta altre forme di spostamento orizzontale;
– Trascina una parte del corpo quando gattona;
– Non riesce a stare in piedi se sostenuto;
– Non cerca oggetti che vengono nascosti alla sua vista mentre guarda;
– Non dice nemmeno una parola;
– Non impara il linguaggio gestuale (per esempio, dire “no” con la testa oppure fare “ciao ciao” con la mano);
– Non indica oggetti o immagini.
A chi mi devo rivolgere?
È necessario consultare il pediatra se il bambino mostra un qualsiasi segno di allarme che lasci pensare a un ritardo o una regressione dello sviluppo.
L’eventuale diagnosi di ritardo psicomotorio viene posta dal Neuropsichiatra Infantile quando le abilità del bambino non raggiungono quelle previste per l’età cronologica. Il ritardo psicomotorio nei primi anni non corrisponde necessariamente ad una disabilità intellettiva o motoria negli anni successivi.
La valutazione viene effettuata attraverso una visita neuropsichiatrica, con l’osservazione diretta del bambino, e con test standardizzati per la valutazione dello sviluppo psicomotorio secondo le seguenti scale: parte linguistica, motoria (sia nelle competenze motorie grossolane che di manipolazione), competenze socio-comunicative e questionari per i genitori. A seconda della tipologia di disturbi viene indicato eventualmente un approfondimento diagnostico con esami strumentali (Risonanza magnetica dell’encefalo, Elettroencefalogramma, valutazione dell’udito, visita genetica, prelievi del sangue).
Come si potenziano?
Nei bambini con ritardo psicomotorio, il trattamento riabilitativo consigliato nei primi anni è la Neuropsicomotricità. A seguito di una valutazione, il terapista imposta un piano di intervento individuale al fine di favorire le crescita, lo sviluppo e i processi di riorganizzazione funzionale.
Cosa possono fare i genitori?
È opportuno fornire ad un bambino che presenti un ritardo neuropsicomotorio un ambiente che sia stimolante e favorisca l’acquisizione di nuove competenze. È tuttavia importante che l’ambiente non sottoponga il bambino a richieste eccessive rispetto alle attese previste per il suo livello di sviluppo.
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